Edreams Mitja Maratò – Barcelona 15/02/2015
Una delle cose più belle che ho scoperto con la corsa è il piacere di viaggiare, con il milione di gare che ogni weekend si corrono in ogni dove serve solo trovare una scusa e prendere un aereo per visitare una città.
Quest’anno ho scelto la mezza Barcellona per la prima gara dell’anno, stacchiamo un po’ dal freddo umido milanese. Cambiare aria fa bene, la città è bella (non è cambiata troppo da quando ci son stato l’ultima volta), il clima decisamente gradevole e anche la compagnia.
Arriviamo il venerdì, ci sistemiamo, ritiriamo i pettorali, cena, una birretta in piazza e a nanna! Sabato è giornata turismo, niente corsette per acclimatarsi, giretto sulle Ramblas e poi a Barceloneta per un’immensa paella e per finire una puntata al Parc de la Ciutadela e rientro via Ramblas e Placa de Catalunya, cena stavolta leggera e a nanna relativamente presto.
Siamo ad un mese di preparazione e questo è sicuramente il secondo test di valutazione dopo il primo lungo portato a casa a fine gennaio, Matteo (il coach) sabato mi ha lanciato una sfida: primi 15km a 4:30 di media e poi tenere o addirittura provare a spingere nel finale. Sfida notevole, perchè anche solo il “tenere” mi porterebbe ad abbassare di qualche secondo il mio personal best sulla distanza.
Colazione veramente light, purtroppo i buffet aprono abbastanza tardi, quindi un the e una (orribile) brioche e via verso deposito borse e start, chi mi conosce sa che prima di una gara sono sempre più acido del solito, quando una gara la sento particolarmente poi non mi si può proprio stare vicino.
L’inserimento in griglia è un po’ lento ma ben controllato, sono veramente pochi i pettorali “imbucati”, trovo per caso i 4 o 5 del gruppo che partono dalla mia stessa griglia, dopo aver mancato tutti gli appuntamenti di ritrovo e riscaldamento scambio quattro parole con loro in attesa dello start.
Altro aspetto positivo è che anche le partenze sono scaglionate, parte una griglia, viene fatta avanzare l’altra, uno sparo di coriandoli segnala la partenza del gruppo contrassegnato da quel colore, i primi 300 metri c’è da prestare un po’ di attenzione perchè la strada si stringe ma non ci sono particolari rallentamenti e dopo due curve si sbuca su un bel vialone enorme dove ci si può distribuire senza darsi alcun fastidio.
Il percorso è filante, fatto di ampi viali dritti e poche curve, sempre in leggero saliscendi, ma escludendo i km da 2.5 a 4.5 e qualche strappo qua e la (dopo il ristoro del 10km e subito prima del 18esimo) senza difficoltà eccessive.
Non c’è troppa gente ai lati della strada, la partenza alle 8:45 in questo non aiuta, vista anche la concomitanza con le feste di S. Valentino e Carnevale, ogni due km però c’è una band che suona, dei percussionisti che fanno animazione o un dj che tiene il ritmo.
Non è un percorso turistico, non si passa nelle Ramblas o davanti alla Sagrada Familia, non si gira in Placa de Catalunya e non si arriva in Placa de Espana, è un diavolo di percorso fatto apposta per andar forte (o perlomeno provarci).
L’inizio non è dei migliori in effetti, la media è sopra il previsto e la persone intorno sono tante, le gambe comunque girano bene, fino al 5 km siamo in 3 poi complice la leggera ma costante discesa la velocità sale troppo e decido di tirare un po’ il freno.
I km scorrono, le gambe girano bene, ai ristori ci sono le bottigliette d’acqua per me più facili da gestire rispetto ai bicchieri, in alcuni punti si sente anche un po’ di tifo.
La parte più brutta del percorso è certamente quella dal 10 al 12esimo km, a parte la rampa subito dopo il ristoro affrontata con il bicchiere di sport drink ancora in mano, c’è da dire che questo tratto della Gran Via sembra più una tangenziale che un pacifico vialone del centro città, senza traffico ma senza nemmeno persone, fortunatamente poi si scende nuovamente verso il mare, un paio di km e poi si imbocca la Diagonal per un’andata-ritorno stile Corso Sempione a Milano, si sale leggermente per un km e mezzo poi si scende, c’è un po’ di vento ma nulla di esagerato, il cielo è coperto ma la temperatura è ideale, mi incrocio con DDR, lui mi vede e mi urla, io riconosco la sua maglia viola e lo saluto, prima del 15esimo prendo l’unico gel che ho portato e al ristoro acqua e sali.
Sul tappeto poi parte il countdown dei km, mi attacco a qualche buon treno (tenere!) e mi faccio portare a spasso per un po’, al 18esimo si entra nella zona del porto olimpico completamente riqualificata per le olimpiadi del ’92 ma per entrarci c’è uno strappo, breve ma abbastanza ripido da guadagnarsi un paio di imprecazioni, poco dopo raggiungo Eugenio, mi dice che ha dovuto rallentare, non respirava benissimo.
Gli dico di seguirmi e che al massimo mi perderà all’ultimo 1000.
Gonfiabile dei 20km, provo a far girare le gambe su ritmi veloci e rispondono bene, ultima curva a sinistra, poi il lungo viale di partenza, tutto d’un fiato, tutto in progressione, in mezzo alla folla c’è Veronica che mi saluta e mi incita e appollaiato dietro il cartello del 21esimo c’è il fotografo ufficiale che immortala la posa di rito e via per gli ultimi 100 metri a rotta di collo.
dopo il traguardo ci si incanala ordinatamente, si prende da bere, la frutta, il telo per ripararsi dal vento, la medaglia e dopo aver scambiato qualche parola si recupera la sacca, doccia e poi a pranzo tutti insieme.
E in tutto ciò nemmeno un accenno a TomTom, al come mi ha aiutato a raggiungere il risultato (che non vi ho detto e non vi dirò)?
Certo l’ho usato, dopo Roma a capodanno ho imparato a gestire la funzione “Race” passando dall’animazione alle varie statistiche (tempo, passo, distanza), ma stavolta non gli ho chiesto nulla se non di indicarmi tempo totale e km, avevo in testa dei passaggi e li ho verificati a mente.
Certo averlo ti da la sicurezza di poter “controllare”, ho apprezzato per l’ennesima volta la velocità di fix e la precisione del GPS ma di certo stavolta l’ho utilizzato in modo davvero base.