Ho conosciuto Bruno, il mio preparatore atletico, e ho scoperto che in realtà si chiama Giorgio.
L’ho visto una volta, non lo vedrò mai più.
Giorgio è come Gino Paoli: qualche anno in meno, stesso occhio azzurro, alcuni chili di troppo su un giaccone da moto, la sua vera passione. Giorgio ha percorso 280.000 chilometri in sella a tre Moto Guzzi, girando tutta l’Europa: tre volte Capo Nord, due volte i Pirenei, e per uscire dai pantani bastava sfilare il collant della fidanzata di turno e girarlo intorno alla gomma posteriore.
Giorgio è uno che ha mille aneddoti, un uomo navigato, e soprattutto è uno che non le manda a dire. Dopo avermi squadrato in tre secondi, sentenzia: Ciao Luca, mi chiamo Giorgio. Quando è la mezza maratona? Io: 29 marzo. Lui: non riuscirai mai a finirla. Questo scambio di battute avviene nei primi diciotto secondi di rapporto, il che mi fa subito pensare che lui è uno che non ha tempo da perdere. In realtà, scoprirò poi, che è lui a non volermi fare perdere tempo.
Nella sua testa dovrei correre per un mese un giorno sì e un giorno no per 30 minuti, non un minuto di più, non un minuto di meno. A quanto? Non ha importanza, perché per lui contano due cose: il battito, e lo stretching. Dovrei stare un mese tra il 50 e il 60 per cento della mia frequenza cardiaca massima, e poco importa se questo significhi in realtà camminare e stop. E poi lo stretching, che quasi dura più della camminata ma che mi piace e non poco.
Non devo fare la StraMilano: secondo lui morirei al quindicesimo chilometro, non tanto per il cuore ma per le gambe, che non riuscirebbero più a reggermi. Potrei al massimo abbassare il peso in un mese, e poi inserire l’allenamento del 3-4-3, una invenziona svedese, mi spiega (giuro di aver pensato a Eriksson, ma lui giocava con il 4-5-1 quando allenava la Lazio), che mette insieme tre minuti al 95% della frequenza massima cardiaca, e 4 al 50%, poi di nuovo tre minuti al 95% fino ad arrivare a un allenamento totale di 21 minuti.
Ma cosa ne capisco io di maratona, aggiunge?
Il che mi dà da pensare.
Il che mi dà da pensare.
Dispensa consigli, Giorgio, è uno che dice: meglio venti tapasciate e poi una mezza a primavera inoltrata. Ah sei già iscritto alla StraMilano? Falla ma non finirla, usala come allenamento ma vai piano. E non mischiare il latte con il caffè, mangia la frutta lontano dai pasti, chiudi bene la porta e fai la pipì prima di andare a letto. Giorgio è un personaggio che non appartiene al terzo millennio.
Lui gira con uno smartphone su cui ha salvato le immagini della sua moto. Da giovane era uguale a Zermiani da vecchio, se avete in mente il tipo. Fatto sta che questo incontro dura un’ora, e io sono vestito da corsa ma indosso il piumino perché vado talmente piano che sto prendendo un freddo della madonna. Anzi, della MadOnna (alla Pozzetto).
Quando lo saluto, so per certo che non lo vedrò mai più, ed è una scelta che ho maturato dopo essermi sentito dire queste parole: La respirazione mentre corri? La respirazione mentre corri non conta niente, devi respirare come respiri ora che mi stai ascoltando. Non fai mica velocità… Ah no? Guarda come scappo via, cazzo!
Non veloce, però Run-collo, ma non mollo.
Anche se, a dirvela tutta, sto pensando a cosa fare. Medito e torno da voi. Su una Moto Guzzi. Baci.
Bobo, amico mio, ricordati che se vuoi una mano per superare le difficoltà della vita, la troverai sempre.
La troverai sempre alla fine del tuo braccio.
Conta solo su te stesso.
Se penserai di farcela, ce la farai.
Ti abbraccio.
Mario
Capitata per caso.
Letto tutto da 20 a 1.
Riso molto.
Prima di mettermi a correre il mio nick avrebbe dovuto essere Mapona, questo mi limito ad aggiungere.
E comunque alla Stramilano la meglio vestita sarò io.
In bocca al lupo