Erano secoli che non vedevo una macchina con le alogene gialle.
Le macchine con le alogene gialle mi fanno venire in mente i film francesi, quelli con la banda dei Marsigliesi, quelli del riciclaggio di denaro sporco e del contrabbando di droga.
In effetti sono in Francia, e in effetti avrei avuto bisogno di cocaina per non stramazzare dopo 2 chilometri e 8.
Esatto: sono scoppiato, distrutto dalle salitine e dalle discesine, da mezzo sterrato del kaiser, ma su tutto ha complicato i piani il mio stato fisico imbarazzante.
Mi sono fermato, e non mi pesa più di tanto. Il corpo mi ha mandato un chiaro segnale, e io lo devo accettare. Dovevo correre più piano, stare su pulsazioni inferiori, e invece mi sono giustamente fatto ingolosire dal posto nuovo, dalla compagnia dell’ottimo Presidente, dall’aria buona e dalle persone gentili che salutano anche se non ti conoscono.
E’ un posto uscito dalle fiabe, questo. Magari non le fiabe della madonna, ma quelle fiabe rimaste nascoste perché non pubblicate dagli editori bastardi.
Qui sono quattro gatti e si chiamano per nome, ti salutano, ti strizzano l’occhio, e se sei una bella figa magari ti invitano pure a bere un Pernod. Invece a noi non ci ha invitato nessuno.
Questo posto non so nemmeno come si chiami, e te lo trovi dopo una dogana che non vedi e che compare dietro una curva. Ci passa così poca gente che è chiuso dalle 22.00 alle 06.00.
Ah scusate, non ve l’ho detto: siamo a 20 chilometri da Ginevra, per il Salone dell’Auto.
Ivano mi ha detto: Corriamo, abbiamo tre quarti d’ora. Io ho retto venti, poi mi sono fatto la doccia.
Potrei dire che mi sono svegliato alle sei, potrei dire che ho guidato 330 chilometri, potrei cercare tante scuse. La realtà è che non sono in forma, e che lo devo accettare, resettare tutto e ripartire piano piano. Per l’ennesima volta.
Ma non fa niente, perché io run-collo, ma non mollo.
