La Maratona ed il “ritmo gara”… guai a sbagliarlo
Nell’autunno scorso, insieme ad un altro collaboratore del sito Run4Food (quello che sta in Brasile per intenderci), c’è stata una divertente sfida, consisteva nel cercare da parte mia d’indovinare con un range massimo di 3 minuti, il tempo finale mio e di altri 3 ragazzi alle prese con la maratona di Francoforte.
La sfida grazie anche ad un pizzico di fortuna (quella ci vuole sempre) è finita bene per il sottoscritto centrando per tutti e 4 i maratoneti il tempo finale.
Lo stupore dell’amico è stato grande, una volta rassicurato che non possiedo nessuna dote magica, gli ho indicato nell’opportunità di preparare un piano d’allenamento e di seguirli tutti quanti nei mesi di preparazione il vero segreto, il risultato finale come spesso accade in questi casi è stato solo la logica conseguenza del lavoro fatto.
Sapere quale dovrà essere la nostra velocità di crociera, ed impostare la gara su questo dato, e forse il “segreto” più importante per fare una buona gara.
Come sanno i più avvezzi alla distanza, mesi e mesi di tabelle e allenamenti, ci dettano in maniera quasi millimetrica il nostro risultato cronometrico e sopratutto ci indicano in maniera inequivocabile come fare per raggiungerlo.
Eppure specialmente alle prime partecipazioni, la tentazione di partire dando tutto noi stessi è tanta, convinti che tutti i secondi che riusciremo a guadagnare ci permetteranno, in qualche modo di vivere di rendita fino al traguardo è più forte di noi.
Probabilmente succede perché intimamente siamo tutti convinti di essere molto più forti (o solamente più furbi) di quello che in realtà siamo, o forse è un meccanismo istintivo quello di cercare di mettere più fieno possibile in cascina.
Il problema è che la maratona (ed il nostro corpo) è una scienza esatta, la botta di culo qui purtroppo non esiste.
Se il tuo potenziale è quello, l’unico modo per raggiungerlo e gestirsi in maniera equilibrata.
Arrivare negli ultimi 30/40 minuti di corsa con ancora energie in corpo, darà un ulteriore carica psicologica.
Al contrario, vedersi superare dal gruppo dei pace makers con il palloncino del vostro tempo ideale, potrebbe essere una bastonata per il morale.
Ricordando il vecchio detto che recita:
“i secondi guadagnati in partenza sono minuti persi nel finale.”
Frenatevi nei primi km, correte come sapete almeno fino al trentacinquesimo, poi guardatevi nelle tasche e vedete se c’è ancora un briciolo d’energia, il traguardo e dietro l’ultima curva.
#Training4Run by R99